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Malombra è un vero e proprio romanzo gotico, che conserva ancora in sé le ombre e i lineamenti (il sentimentalismo e il mistero) del tardo Romanticismo, ma al contempo si apre al noir (alle complesse tematiche dell'occultismo e della follia, incarnate da una vera e propria femme fatale), tipico della Scapigliatura e del primo Decadentismo. La marchesina Marina di Malombra, orfana, vive con lo zio: il conte Cesare d'Ormengo. La donna ritrova in casa dei vestiti di Cecilia, la moglie del padre del conte (nonché sua antenata), e si convince sia di esserne la reincarnazione, sia che in Corrado Silla (uno scrittore e collaboratore dello zio) s'è reincarnato il suo stesso amante... Nel romanzo, esplode tutto il "realismo romantico" del Fogazzaro: la realtà narrata e filtrata mediante il cuore e il sentimento (in netta opposizione al Verismo). La stessa lingua, in antitesi con le scelte manzoniane, è frastagliata e contaminata da un fervido plurilinguismo. Come spesso in Fogazzaro, anche qui il sentimento, però, si scontra e cozza con la crudezza della vita, e quel che resta è il puro desiderio di svelare ancora le forme del cuore.